Sì, arrivano gli anni dispari e vengono fuori le foto migliori. E poi è dal 2011, quando ho cominciato a portare i baffi a novembre per la prevenzione dei tumori maschili, che mi ero riproposto di agghindarmi con dei pretenziosi baffi a manubrio. Come quelli delle foto dei damerini, come quelli che oggi si usa montare sui bastoncini ai matrimoni o alle feste e tutti a farsi i selfie.
Ci vuole coraggio, per girare coi baffi a manubrio. Ma ci vuole anche fierezza e tanta ironia. Qualcuno di questi coraggiosi lo conosco di persona, ed è sempre per me un piacere apprezzarne le qualità umane.
Complice il bravo fotografo Marco Brancaccia, che ringrazio per la bella foto, e Nicola Scaglione, il mio barbiere di fiducia, ci siamo riusciti. Oggi ho i baffi a manubrio. Anche se poi i miei baffi, originali calabresi, tendono a girarsi in giù dopo tre minuti, come in quelle foto un po’ gialle dei nostri padri emigranti di inizio novecento. Quelle con le giacche di velluto pesante marrone, con la coppola e con i pantaloni di tela dura che probabilmente pizzicavano sulle cosce.
Ci sarà pure chi dice che ho imbrogliato con photoshop. Il minimo sindacale sul bilanciamento dei colori era doveroso. Ma tra il sole basso, il posto, il 50mm 1.4, il soggetto figo e il fotografo bravo penso che a costoro non resti che seguire Marco nelle sue variegate attività social, andare da Nicola a tagliarsi i capelli e avere la pazienza di leggere i miei scritti autoincensanti, autocelebrativi e autoreferenziali.
L’alternativa è rimanere nella banalità dei buongiornissimi, kaffè e condividere se sei indignato!!11!!