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Seventeen

Boston Celtics

17, come il 17 di giugno.

17, come gli anni trascorsi prima di riprendere a giocare.

17, come i punti di PP per chiudere la serie.

17, come John Havlicek in tribuna.

17, come i titoli vinti.

Ma anche altro:

5, come il Faraone Nero.

9, come l’intensità  e la voglia.

20, come Jesus Shuttlesworth.

22, come gli anni trascorsi.

24, come i punti recuperati in gara 4.

24, come il Black Mamba che non avvelena più.

25, come quello che era di altri colori.

34, come il Capitano e la Verità.

43, come la determinazione che supera i limiti

44, come il numero che manca lassù.

Devo giocoforza fare un appello a Gene, alla fine di questo elenco. Il Magister gli tradurrà  per me.

Gene, fagli rendere conto di dove si trova e della grandezza di quanto è successo. Portalo alla parata, costringilo a fare foto, fagli respirare l’aria del Celtics’ Pride, fallo innamorare della determinazione di KG, della perseveranza di P Square, delle palle quadrate di Rondo (questo magari è difficile da tradurre), mettigli a forza una maglietta con su scritto BEAT L.A., assicurati che mi abbia preso la maglia verde e bianca #5, e magari un cappellino da baseball celebrativo. Insomma, rendilo la mia estensione nella città dei fagioli, almeno per una giornata, fagli vivere il costume di un evento del genere, trasmettigli l’entusiasmo che ho io oggi, a così tante miglia di distanza. Si deve essere orgogliosi di questi ragazzi, fa’ in modo che possa apprezzare tutto questo. Con il cuore in mano, Major.

Pride is now

Roma Pride 2007

Voglio fare un proclama ufficiale. Perché, mi si chiederà? Perché sono un politico, e quindi è giusto assumere un tono consono alla posizione.

Damiano Morelli, Consigliere Comunale a Frascati per il Partito della Rifondazione Comunista, aderisce alla piattaforma politica del Roma Pride 2007, per dare sostegno a quei valori di dignità, laicità, parità di diritto che devono essere imprescindibilmente alla base di ogni democrazia e di ogni stato civile.

Ecco, la dichiarazione è fatta.

Era necessario? Sì, lo era. In primo luogo perché di queste cose si deve parlare. Non parlarne equivale a fingere che non esistano, e troppo spesso qualcuno, al governo, non parla o parla talmente sottovoce per essere sicuro che non venga sentito. E così dilaga l’omofobia, non perché la paura di qualcosa di non consueto sia effettivamente tale, ma perché tutto volge a fare in modo che il popolo non abbia modo di confrontarsi con qualcosa di non consueto, rendendo di fatto impossibile il diventare consueto, conosciuto, e quindi non temibile.

Uno stato deve essere laico, deve essere tollerante, deve riconoscere gli stessi diritti a tutti i suoi cittadini. Uno stato che non lo fa è ostaggio di qualcun altro. Così come chi non vuole pensare. Il suo cervello è ostaggio di altri. Liberiamoci, dunque, e facciamolo consapevolmente. E se non sapete da dove cominciare, vi offro io un punto di partenza.

Il blog di Tiberius.

Il mammuth e la fenice

Una discussione con il caro Tiberius mi ha fatto riflettere sullo stato di quei siti che si proponevano di divulgare, promuovere, insegnare il latino ma dei quali troviamo soltanto scheletri non sotterrati.

La mente è corsa alla gloriosa Dimora del Major, che per qualche anno ha allietato il panorama del web ma che da qualche anno giace sconsolatamente abbandonata.

Ecco dunque rinascere la voglia, come una fenice, di dotare la Dimora di uno strumento versatile e completo, che dia voglia a chi scrive di esprimere il proprio pensiero secondo le più disparate forme.

E in fondo cos’era la Dimora se non un blog ante litteram?

Parte da qui e da oggi questa nuova esperienza, con la consapevolezza che potrebbe durare poco, ma con il proposito che ciò non accada.

Buona lettura.