Quella maledetta voglia di prendere l’aereo per Bristol, United Kingdom
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Il punto è: ma davvero in un blog servono quelle barre laterali con tanti widget ameni, tipo gli amici di facebook, i tweet di twitter, le foto di instagram, l’elenco degli ultimi articoli e quant’altro? E tutto questo non va contro le mie idee di minimalismo, stile che a mio parere rende affascinante un blog personale? Davvero il mio blog è diventato un raccoglitore di quello che è la mia attività sui social network e niente altro?
Avevo scritto l’ultimo articolo lo scorso anno, e lo avevo dedicato ad Instagram, perché in estate mi ero divertito a darmi una possibilità da foto scema con il telefonino. Ebbene, da allora ho lasciato che questo spazio fosse invaso da tutto quello che non è un blog. Guardavo il sito e non avevo voglia di scrivere niente, tanto viveva di vita propria.
Poi questa estate il nuovo tema di default di wordpress. Una colonna. Come una colonna? Solo una colonna? L’ho testato un po’, ed era curioso vedere le varie categorie di post, come venivano inserite, come venivano formattate. Ma soprattutto la strategia che c’è dietro. Non più semplici articoli, ma immagini, audio, video, status, citazioni, galleria, chat… Una copia di Facebook? Forse, nell’ispirazione, ma di fatto una potenza di approccio non indifferente.
Eccoci allora con una rivoluzione, che spero mi renda la voglia di scrivere più spesso qua sopra. Minimalista, risalto alle immagini, possibilità di mettere post in pieno stile microblogging, senza elementi di corredo a disturbare il flusso di pensieri espressi, se non una piccola concessione nei tre spazi a pie’ di pagina.
Ci proviamo, e vediamo che succede.
La scorsa estate, al Festival delle Ville Tuscolane, è stato proposto per la prima volta lo spettacolo Life is… a cabaret, nato da un percorso condiviso dal Coro Eufonia della Scuola dei Canti e dai Self Portait Blues. C’era tanta curiosità intorno all’evento: tutti i preparativi erano stati tenuti nel massimo riserbo, e non c’è stato verso di avere nemmeno una piccola descrizione dello spettacolo in anteprima dalla bravissima Lorena Morsilli, direttrice del coro.
Ci siamo trovati di fronte a un viaggio nel musical, dal Fantasma dell’Opera a Hair, dal ritmo serrato, cambi di scena, una sapiente commistione delle parti corali con la band musicale. Insomma, nulla da invidiare a Broadway, sia per la fantasia del filo conduttore, sia per l’ottima direzione artistica e per la sapiente regia di Silvia Faccini, sia per i costumi. Unica pecca: l’acustica. Dalle prime file il coro era coperto dagli strumenti, dalle ultime file il contrario. Sono uscito molto soddisfatto del prodotto, ma con un leggero disappunto, come quando ti trovi di fronte a un pasto di eccellente livello ma ti ricordi di aver già mangiato, quindi puoi soltanto assaporare qualcosa.
Stasera però c’è stata la possibilità di rifarsi. Lo spettacolo è andato di nuovo in scena al Teatro Capocroce, e stavolta tutto è stato perfetto! Finalmente si è potuto apprezzare il suono così come pensato dagli artisti, si è potuto godere delle scenografie, dei costumi, delle luci in maniera più appropriata.
E non da poco, devo in tutta sincerità trovarmi ad apprezzare i profondi miglioramenti che i ragazzi hanno portato al loro lavoro. Frutto di certo di tanto impegno, di sacrifici e litigate, come in ogni backstage che si rispetti, ma il risultato, signori, è stato di un livello decisamente elevato. La finezza delle voci, l’educazione del coro nei tempi e nei volumi, la musica mai invadente e sempre essenziale, un ottimo pianoforte, intermezzi recitati, anche con esilarante comicità, per coprire i cambi di scena e di costume, il ritmo mai lento, due ottimi ballerini, la regia impeccabile, i costumi fantasiosi.
Tanto, tanto lavoro deve essere costato questo spettacolo a chi lo ha prodotto e messo in scena, tanto grande quanto grande deve essere la loro soddisfazione per essere riusciti, così giovani, a creare una cosa tanto bella e piacevole.
Io mi sono emozionato, mi sarebbe piaciuto riprendere uno strumento e partecipare, cantare, ballare con loro. Mi rendo conto che per me ormai quel tempo è passato, ma lasciamo adesso, per favore, che il sole splenda. Che splenda su questi ragazzi così pieni di entusiasmo, dai quali si percepisce una gran voglia di stare insieme, voglia di esprimersi, di sentirsi forti e uniti. Sempre con classe, discrezione e tanta, tanta qualità.
Il 30 Maggio 2009, presso la Parrocchia di Cocciano, a Frascati ci sarà l’annuale Cena della Solidarietà finalizzata al finanziamento di progetti nelle missioni dell’Africa gemellate con la parrocchia S.Giuseppe Lavoratore. Tra queste spiccano quelle oblate del Senegal e della Guinea Bissau.
La manifestazione è coordinata da alcuni laici oblati.
Ritengo opportuno condividere tale attività anche allo scopo di favorire l’eventuale vostra partecipazione e consentirne la diffusione presso comuni amici.
Parte da qui, da una fredda giornata di fine gennaio, il viaggio in Guinea Bissau.
Ma perché ci vai?
Innanzitutto perché è utile a loro, e poi perché sarà utile a me.
Ci spieghi perché?
No, non ne ho voglia. Però quando torno spero di raccontare qualcosa, spero che, oltre ad arricchirmi dentro, io sia in grado di trasmettere qualche profumo e qualche colore.
Porterai indietro anche delle foto?
Porterò dietro la macchina fotografica. Di qui a dire che tornerò con le foto è dura… farò il possibile.
Quando torni?
Sabato 7 febbraio, giusto in tempo per andare a votare Stefano Di Tommaso sindaco alle primarie, domenica 8.
Fai buon viaggio.
Grazie. A presto.