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Death is nothing at all

Giovanni Morelli - 7 Aprile 1948 - 12 Giugno 2008

Death is nothing at all. It does not count.
I have only slipped away into the next room.
Nothing has happened.
Everything remains exactly as it was.
I am I, and you are you, and the old life
that we lived so fondly together is untouched, unchanged.
Whatever we were to each other, that we are still.
Call me by the old familiar name.
Speak of me in the easy way which you always used.
Put no difference into your tone.
Wear no forced air of solemnity or sorrow.
Laugh as we always laughed at the little jokes
that we enjoyed together.
Play, smile, think of me, pray for me.
Let my name be ever the household word
that it always was.
Let it be spoken without an effort,
without the ghost of a shadow upon it.
Life means all that it ever meant.
It is the same as it ever was.
There is absolute and unbroken continuity.
What is this death but a negligible accident?
Why should I be out of mind
because I am out of sight?
I am but waiting for you,
for an interval,
somewhere very near,
just round the corner.
All is well.
– Henry Scott Holland –

La lista della spesa

Ad agosto, prima dell’avvio di una nuova stagione, si tende a fare la lista della spesa per l’anno successivo. Provo a farla per questo spazio.

Mi affascinano molto i blog di introspezione, quelli in cui l’autore condivide momenti della propria vita per approfondire alcune tematiche ed esplicitare il proprio mood e il proprio feeling. Esternalizzare l’introspezione. Ma è giusto? Che razza di introspezione è, allora? Mi si dirà: ma è quello che fanno gli scrittori, ovvero trasmettere umore e sentimenti attraverso i propri scritti. E allora mi chiedo se ho pretese di essere scrittore, come la Maria Giulia, oppure no.

Procediamo allora con metodo e affrontiamo gli argomenti: in queste settimane avrei voluto parlare del mio viaggio in Finlandia, di Tallin, del Geometra Mari che si è sposato e col quale abbiamo una cena in sospeso da anni, di Garnett al Boston, di Grotte Portella, della Sinistra in generale, del fatto che non ho più tempo di approfondire tutte queste cose. Mettiamoci pure l’8 Settembre, l’Agenda 21, una casa da finire di sistemare, il lavoro. Eh già, ci sta pure quello. E rimettere in piedi Discipulus no?

Vediamo se mi viene in mente qualcos’altro. Per ora cerco di darmi da fare per sviluppare ciascuno di questi temi, anche se il tempo è poco e l’ispirazione ancora meno. Ma ormai ho deciso che ho smesso di fumare, quindi posso disporre di più tempo e di più energie.

DJ #3

DJ e Larry Bird

E’ sorprendente quando la morte è passata e tu non te ne sei accorto. E’ accaduto qualche giorno fa, mentre guardavo una partita dei Celtics in differita. L’allenatore, Doc Rivers, aveva sulla giacca un pin con su un trifoglio e il numero 3. All’inizio non ho capito, poi quando i commentatori, dando per scontata la notizia, hanno cominciato a ripercorrere la carriera di Dennis Johnson, ho sospettato il peggio.

Ci ha pensato la rete a darmi conferma. Eh sì, DJ ci ha lasciati lo scorso febbraio, a 52 anni, per colpa di un attacco di cuore. E a me sembra strano che uno dei miei eroi di quando ero ragazzo non ci sia più, portato via in un modo tanto improvviso quanto inaspettato. Non è il primo lutto sportivo a cui assisto. Gaetano Scirea, Andrea Fortunato, Reggie Lewis… Però DJ è diverso. Rappresenta la mia adolescenza, rappresenta il mio amore per il basket, un indirizzo che lui, assieme ai suoi compagni, mi hanno dato.

Tutto qua. Ricordare DJ non è soltanto doveroso, per me, ma è un’iniziativa che nasce da dentro. Sofferta, ponderata, attuata.